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Intervento di Giulia Sonnante

06/02/2021

​Ho terminato ieri la lettura della raccolta DESTINI di Martino SGOBBA, ROBIN Ed. Torino, 2015.

Sette racconti in cui i protagonisti, tutti diversi tra loro, appaiono accumunati da un profondo desiderio di vivere, di mescolarsi, di partecipare alla vita, superando eventi, a volte, traumatici.

Così, ritroviamo la popolana, la cui quieta esistenza appare ad una svolta quando, tra racconti ben imbastiti e cenette frugali, incontra il violista: tal Wolfgang Catacchio.

Oppure l'ex terrorista che, dopo aver pagato il suo conto con la giustizia, assapora i primi momenti di libertà; il nano che riesce a compensare la piccolezza della statura con l'altezza della posizione sociale.

"Il Nano" è il racconto che più mi piace e nel quale l'autore svela, con profondità, comportamenti e reazioni di chi si trova al cospetto del diverso. Egli scrive: "Quando incrociamo esistenze di forma irregolare, scantoniamo se siamo soli o continuiamo a parlare con chi abbiamo al nostro fianco, ma le nostre parole si distraggono per spiare quelle vite di anomala dimensione e non resistono alla tentazione di voltarsi per colpirle alla schiena con pietà inquinata dalla gioia di non essere come loro." Bello anche qui il colpo di scena sul finale!

Tra i protagonisti anche un Bicchiere, essere sensiente e pensante che, a seguito di un "incidente ferroviario", diviene consapevole di quanto egli stesso sia attratto dalla vita e voglia in tutti i modi mescolarsi agli altri.

Lo sguardo dell'autore è sempre malinconico quando si poggia sui personaggi, sui luoghi, sugli oggetti; lo immagino con le spalle ricurve ad osservare la gente, le piazze i mercati. I suoi colori conservano la leggerezza della malinconia, una malinconia che può convergere in una stazione ferroviaria: "I binari non possono dormire, debbono essere pronti a condurre alla meta, debbono sognare ad occhi aperti. I due viaggiatori ed il loro bagaglio presero posto nell'ultima carrozza: quella che lascia dietro il vento vuoto. "

La scrittura è poetica: la Poesia incede radiosa da un capo all'altro, da una sponda all'altra, da un argine all'altro del racconto, così,

liberamente, scioltamente; sembra che l'autore non possa trattenerla, contenerla. Particolarmente poetico il racconto "Crucifero" che per un attimo, ma solo per un attimo, mi ha riportato alla memoria certi romanzi gotici in cui gli sguardi dei protagonisti appaiono sempre fuggevoli ed indecifrabili. Ma qui è la poesia che balza agli occhi e nel cuore!

Sette racconti diversi tra loro per tematiche ed ambientazioni per dirci che la vita va vissuta al di là delle difficoltà, degli incidenti che possono occorrere, per dirci che gli incontri possono trasformarla e trasformarci.

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