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Gli ultimi saranno i primi

Recensione di Giovanni Magistrale

Gli ultimi saranno i primi. I problemi della scuola spiegati con i misteri della fede, edito da Dialoghi, è una raccolta di nove racconti umoristici di Martino Sgobba. Chi conosce la produzione dell’autore vi troverà elementi di discontinuità con le precedenti prove della sua scrittura (la prevalenza della vena umoristica, il tono più leggero, l’iperbole dei caratteri, l’assenza di una scrittura di elegante sperimentazione), ma anche spie riconoscibili della sua scrittura più impegnata (il sarcasmo pessimistico, la teologia).
I nove racconti focalizzano ciascuno una caratteristica patologica del nostro sistema scolastico, talora portata all’estremo (ma mica tanto), al punto che la rappresentazione sembra una deformazione espressionistica come un quadro di Grosz.
Il parallelo tra i problemi della scuola e i misteri della fede è tanto ironico quanto puntuale. Per esempio, “solo la teologia della salvezza poteva eguagliare in complessità la tematica della valutazione, altrettanto ricca di sottigliezze, di paradossi, di contraddizioni, di credo quia absurdum. Come esempio, il preside scelse quello della Triade conoscenze-abilità-competenze, di certo non meno complicata della Trinità”.
La curvatura ironica dei richiami teologici non deve trarre in inganno: paralleli e dispute sono rigorosamente fondati, tanto da far venire in mente il Luis Buñuel della Via Lattea, che metteva nei titoli di coda del film la seguente precisazione: «Tutto ciò che, in questo film, riguarda la religione cattolica e le eresie che essa ha suscitato, particolarmente dal punto di vista dogmatico, è rigorosamente esatto. I testi e le citazioni sono conformi sia alle sacre scritture, sia a delle opere di teologia e di storia ecclesiastica antiche e moderne.»
Così vediamo nel primo racconto (che dà il titolo al libro), l’esito ridicolo del tentativo di introdurre la valutazione del merito dei docenti (il bonus premiale), a causa della resistenza dei docenti peggiori e mediocri e dei sindacati, cui si piegano i presidi Prono e Tremolo, e nonostante la probità del preside Verticale (tutti i nomi nei racconti sono palese espressione dei caratteri e dei comportamenti); esito spiegato alla luce della parabola della vigna. Nel secondo, “Il miracolo”, il verificarsi dell’Evento inspiegabile che richiede anche l’intervento di una commissione teologica per l’accertamento del miracolo. Nel terzo, “La salvezza”, uno dei più esilaranti e godibili, si scopre, dopo la rappresentazione di un improvviso e inspiegabile interesse degli studenti per la religione e la teologia della salvezza, il parallelo tra questa e gli esiti della valutazione finale degli studenti, che si schierano con le teorie dell’apocatastasi, o della salvezza sola fide, o tramite le opere, o per la cooperazione tra le due, o infine con l’adesione al manicheismo, in base alla valutazione che ricevono o che si attendono. Nel quarto, “L’evangelizzazione”, è rappresentato il quadro altrettanto esilarante dell’orientamento in entrata e del relativo scatenarsi del marketing scolastico. Nel quinto, “Il santo rosario”, forse il meno convincente, si scoprono alcuni dei misteri della fede (e le variopinte tipologie della fauna scolastica). Nel sesto, “La legge”, siamo alle prese con la famosa legge 104, e in genere con tutta la legislazione scolastica, paragonata alla Torah e alle sue avventurose interpretazioni. Nel settimo, “La provvidenza”, con i provvidenziali esiti degli esami preliminari dei candidati privatisti. Nell’ottavo, “La Riforma”, assistiamo a un catastrofico (così viene vissuto) cambio di presidenza nel Liceo “D’Annunzio”. Il rilassato e allegro clima creato dal pensionando preside Tamerico Altrove, generoso di deleghe e parco di presenze, viene sconvolto dall’arrivo della preside Norma Lutera, che immantinente enuncia i 95 articoli di un memorandum ispirato al più rigoroso Beruf. Infine, “L’esistenza di Dio” è confutata, nel nono racconto, da qualcosa di “incompatibile con quella di Dio, anche di quello più malvagio o più maldestro” (non riveliamo cosa).
La descrizione dei collegi docenti è uno spettacolo da godere.
Non piaceranno, questi racconti, a molti dei protagonisti del mondo della scuola: docenti, soprattutto sindacalisti (il bersaglio più colpito senza indulgenza), ma anche presidi (ve n’è una variopinta fauna, dai più invasati di delirio di onnipotenza, ai miracolati giunti alla carica dopo un’avventurosa nullafacenza, ai proni al potere, ai deboli e timorosi).
Ecco, dicevamo all’inizio della discontinuità di tono e di stile, ma il quadro che ne esce è assolutamente in tinta con la consueta atmosfera sarcastico-pessimistica di molta della sua precedente produzione.
Per fortuna non è un saggio sulla scuola, ma solo narrativa (sono solo canzonette?).
Nella prossima edizione, ci aspettiamo un decimo racconto, ad illustrazione del mistero più misterioso: la sopravvivenza della scuola, nonostante i quotidiani attentati illustrati nei racconti.

di Giovanni Magistrale: Testo

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